Dalle schede dei tessuti analizzati in giro per il mondo all’inizio degli anni Sessanta per la sua tesi di laurea ai materiali per il volume dedicato ai tessuti medievali su cui stava lavorando nel 2007: in cartelline variegate, corposi faldoni, scatole di foto, Donata Devoti ha conservato nel tempo la quotidianità del procedere delle sue ricerche, dell’impegno didattico e dei progetti che l’hanno vista coinvolta in primo piano. Tra questi ultimi spiccano l’ipotesi del manuale per la schedatura dei tessili antichi sollecitatole dall’allora direttore dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione Oreste Ferrari – che un suo appunto ci dice consegnata nel 1978 –, i centri di restauro tessile di Volterra (1985) e di Passariano, l’allestimento del Museo Diocesano di Trento (1998), il seguitato impegno nelle attività del Museo Civico di Modena e quello per le collezioni tessili lucchesi.
Negli oltre quattrocento contenitori troviamo l’elaborazione di testi destinati a pubblicazioni o a comunicazioni orali, ma anche semplici appunti magari stilati sul retro di un invito a una mostra, corrispondenza, materiale bibliografico e didattico. Preziose in particolare le schede analitiche di tessuti, spesso associate alla relativa documentazione fotografica e in alcuni casi addirittura agli stessi frammenti tessili. Molti anche i testi consegnati dagli allievi per le tesi di laurea o per la scuola di specializzazione in storia dell’arte, accompagnati da corpose campagne fotografiche che si preoccupava di far eseguire per loro: ulteriore testimonianza della centralità del suo ruolo di docente nella sua identità di studiosa.